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hubert scheibl |
In collaborazione con:
Atelier Scheibl, Vienna; Fondazione Rocca di Dozza, Bologna; Graphart, Trieste.
Introduzione al catalogo di: Marilena Pasquali.
Testi di: Christoph Ransmayr, Paul Valery, Martin Buber, Rudi Palla, Hubert Scheibl, Stefan Wildner, Volker Jahnke.
Ciò che mi attrae in Scheibl è la sua capacità di affondare lo sguardo nel magma vitale per tentare di estrarne una possibilità di senso, senza per questo perderne la fluidità, l'inafferrabilità, la densa fisicità. Lo strumento di questa avventura è lo sguardo, distante e coinvolto insieme, una facoltà visiva di comprensione e di immedesimazione che si spinge fin giù, nel profondo, e che sa spremere da quanto incontra sul suo cammino il succo del reale, come le mani spremono la pasta pittorica da un tubetto di colore.
In passato si è parlato per il lavoro di Scheibl di una sorta di 'post-astrazione', da lui interpretata e condivisa negli anni Ottanta con altri esponenti della giovane pittura austriaca, ma - col passare del tempo e con l'affinarsi dei suoi strumenti linguistici ed espressivi - anche questa categoria è saltata a tutto vantaggio della sua unicità e per lasciare spazio solo alla forza della sua immagine, texture segnica e cromatica che par di vedere (o, meglio, intravvedere, traguardare) da entrambe le parti, sopra e sotto, davanti e dietro, prima e dopo, come se fossimo insieme all'artista al di qua e al di là di quello specchio passante che è la superficie dei suoi dipinti.
Marilena Pasquali, maggio 2008
(brano tratto dal testo "Il volto illuminato e il volto oscuro della pittura")